RASSEGNA STAMPA

LIBERAZIONE - A che punto sono gli altri procedimenti sul G8

Genova, 14 novembre 2008

A che punto sono gli altri procedimenti sul G8
Tra due settimane si decide sul processo a De Gennaro

Quello per la notte cilena alla scuola Diaz è l'ultimo dei tre processi principali scaturiti dalla sospensione dello stato di diritto nei tre giorni del G8 genovese. Gli altri hanno riguardato le torture nel carcere provvisorio di Bolzaneto e le presunte devastazioni e saccheggi a carico di 25 manifestanti. Ma ci sono altri filoni "minori" che vedono alla sbarra appartenenti alle forze dell'ordine spesso già noti per altri episodi del luglio 2001. E' il caso di Vincenzo Canterini, capo della celere di Roma e all'epoca dei fatti capo del reparto sperimentale anti-sommossa (mai più sperimentato dopo allora). E' imputato per la Diaz, dove i suoi sarebbero entrati tra i primi, ma il giorno prima, il venerdì in cui fu ucciso Carlo Giuliani durante le cariche illegittime a un corteo autorizzato, Canterini avrebbe spruzzato gas urticante negli occhi di 4 persone. Due di loro sono avvocati e la scena è stata filmata. Il 3 dicembre si terrà la discussione finale. Il 17 novembre, lunedì prossimo, un ragazzo francese dovrà rispondere di resistenza nei confronti dei Canterini boys del suddetto VII nucleo sperimentale: con alcuni video la sua difesa è riuscita a dimostrare che il verbale d'arresto è falso. Il reato è in via di prescrizione ma quegli agenti potrebbero essere indagati per falsa testimonianza nel processo in corso. L'ex numero 2 della digos genovese, Perugini, è stato già condannato a 2 anni e 4 mesi per gli orrori di Bolzaneto ma la foto con cui ha compiuto il giro del mondo riguarda un reato che avrebbe commesso prima, in pieno centro, più o meno di fronte alla questura. Il funzionario, in borghese, è ritratto mentre tenta di sferrare un calcio in faccia a un minorenne di Ostia già pesto di suo. Quel ragazzo ha ottenuto già un risarcimento extragiudiziale ma c'è un processo che riaprirà il 10 dicembre contro Perugini e 4 dei suoi accusati di falso, calunnia e abuso d'ufficio per l'arresto illegale di 5 manifestanti e un fotografo. Quel giorno, dopo le arringhe delle difese, potrebbe essere pronunciata la sentenza. Il pm ha chiesto 2 anni e 3 mesi per il vice di Mortola alla digos genovese, e un po' di meno per i suoi colleghi, uno dei quali è anche accusato di aver minacciato con la pistola uno degli arrestati nel tragitto verso Bolzaneto. Il 23 dicembre, poi, ci sarà la prossima udienza per i quattro agenti imputati di falso, calunnia e abuso d'ufficio nelle cariche a Piazza Manin.
Ma il vero colpo di scena potrebbe arrivare tra un paio di settimane, il 25 novembre, quando si svolgerà l'udienza preliminare che deciderà se verranno processati l'ex questore Colucci, piuttosto "disinvolto" nelle ricostruzioni anche di fronte alla commissione conoscitiva (ossia senza reali poteri di inchiesta) e il suo capo, Aldo De Gennaro, potentissimo oggi - che coordina da italico Negroponte i servizi riformati. Indagando sulle molotov fasulle "ritrovate" alla Diaz, fu messo sotto controllo il cellulare di Mortola, il capo di Perugini. Parlando con lui Colucci disse più o meno di aver accomodato la sua testimonianza come voleva il capo.
Il primo dei processi a concludere il primo grado è stato, nel dicembre scorso, quello ai 25 manifestanti: 110 anni di carcere, più la libertà vigilata per tre di loro, una sola assoluzione. In 14 sono stati condannati per danneggiamento per i fatti di via Tolemaide (pene da 5 mesi a 2 anni e 6 mesi, solo uno è stato condannato a 5 anni per lesioni all'autista del defender Filippo Cavataio). Per loro il reato di devastazione e saccheggio è stato derubricato, e la resistenza alla carica dei carabinieri è stata reputata come reazione ad atto arbitrario (le cariche dei carabinieri furono illegali, resistergli dunque leggittimo) e di conseguenza non costituisce reato. Dieci manifestanti sono stati condannati per devastazione e saccheggio per i fatti del cosiddetto blocco nero (pene da 6 anni a 11 anni). Per 4 di loro sono stati chiesti anche 3 anni di libertà vigilata e interdizione permanente dai pubblici uffici. Per il capitano Antonio Bruno, il tenente Paolo Faedda, il primo dirigente Angelo Gaggiano, il primo dirigente Mario Mondelli è stata chiesta la trasmissione degli atti per falsa testimonianza.
Meno di 80 anni complessivi, invece, sarebbero stati chiesti nel luglio scorso per i 45 imputati (carabinieri, poliziotti, guardie penitenziarie, medici e infermieri carcerari) di Bolzaneto. Ricorda il sito del Supporto legale, senza il quale non sarebbe stato possibile seguire e comprendere i processi, che la «premessa dei pm recitava frasi di grande impatto, parlando di episodi gravissimi, di torture, vessazioni, impunità. Nel leggere poi le richieste di pena il comportamento dei pm si è tramutato in una prudente lettura giuridica, alla ricerca di appigli e codicilli in grado di alleggerire le richieste».

Che. An.